L’effetto che più di tutti nella storia è stato in grado di dare espressività e di influenzare il suono dei chitarristi, primo fra tutti sicuramente Jimy Hendrix.

 

Lo si sente nella musica degli anni ’70, nei soli e nelle ritmiche funk. Chiunque abbia una pedalboard ha al suo interno un wah wah.

Il funzionamento è molto semplice. Con il movimento del piede si aziona un potenziometro che regola la frequenza centrale e la larghezza di banda del filtro: in pratica si enfatizzano o si tagliano manualmente, ma forse sarebbe meglio dire “pedestremente”, solo determinate frequenze. Si può anche scegliere di lasciare fermo il pedale in una certa posizione per ottenere un suono particolare su una certa frequenza, come accade in “Money for nothing” di Mark Knopfler. Dagli anni ’90 in poi possiamo ascoltare usi più estremi ed espressivi del pedale, un esempio su tutti è Steve Vai, sia nei dischi di David Lee Roth sia nella sua discografia, mi viene subito in mente il celebre brano “For the love of God”.

Ci si può sbizzarrire nella scelta: il più famoso è senz’altro il “Cry Baby” della Jim Dunlop e il nome non è scelto a caso, in quanto il celebre effetto del pedale richiama proprio al pianto di un bambino, ad un miagolio. Questo modello attualmente è presente sul mercato in diverse versioni, ognuna con caratteristiche peculiari. Molte di queste versioni sono state realizzate su specifiche di chitarristi e poi messe in commercio. Personalmente ho scelto un modello con movimento “a molla”, a differenza dei modelli standard la corsa del pedale in fase di ritorno è regolata da un meccanismo che lo riporta automaticamente in posizione “off” e non c’è bisogno di premere nessun tasto per attivare l’effetto in quanto l’attivazione avviene automaticamente, molto comodo!

La prima casa a realizzare un wah wah con questo sistema è stata la “Morley”, famosa in ambito metal e hard rock che ha anche ideato il sistema “ottico” al posto del classico potenziometro meccanico. Un led e una resistenza sensibile alla luce sono separati da uno schermo metallico azionato dal pedale che lascia passare più o meno luce regolando così la frequenza del filtro. Questa soluzione presenta notevoli vantaggi legati ala manutenzione ed all’usura dell’apparecchio: non è sensibile alla polvere e non necessita di lubrificazione. A mio gusto altri fantastici pedali wah wah sono il “Vox” e il “Fulltone” usati fra gli altri da Eric Clapton e John Mayer. Vox caratterizzato da un suono più acido sulle alte, Fulltone più morbido e ricco di armoniche. Non voglio dimenticare il più moderno auto-wah, un classico stomp box che produce automaticamente un suono wah wah a seconda della dinamica del tocco, un vero must per gli amanti del funky!

Ultimo, ma non meno importante dilemma: “Dove collocare il Wah Wah nella catena degli effetti?” Personalmente preferisco posizionarlo subito dopo la chitarra, con la sola eccezione del compressore, in questo modo, a compressore spento, il wah wah rimane comunque il primo effetto in catena, mentre a compressore inserito invio al Wah un segnale compresso e quindi più controllato sui picchi di frequenza. Le scuole di pensiero ovviamente sono molte e ognuno si lascia ispirare dai suoi gusti e dalle sue influenze. Sicuramente posizionato dopo le distorsioni si otterrà un effetto più estremo e meno controllato, più carico quindi di ronzii e rumori di fondo. Se vuoi approfondire l’argomento, clicca qui!

Di seguito mostro qualche setup interessante con relativi Wah Wah pedals!

Slash Pedalboard, Wah Wah è Cry Baby Slash signature.

Eddie Van Halen Pedalboard, Wah Wah MXR Van Halen signature

Stevie Ray Vaughan Pedalboard, Wah Wah Cry Baby

Brian May Pedalboard, Wah Wah Vox

Steve Vai Pedalboard, Wah Wah Morley

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